Anime sensibili che scrivono sull’amore e per amore


Devo dirtelo, scusami per l’irruenza, per la troppa fantasia per la maniera azzardata con la quale sogno e per la sfacciataggine con la quale te lo sto dicendo, ma quando t’ho vista, il mondo si è fermato.

Non ti è mai capitato? É un attimo in cui c’è solo del rumore di fondo e non riesci a mettere a fuoco nient’altro.

Quel giorno riuscivo a vedere solo te, volevo guardare solo te e innamorarmi e capirti e dividere con te il tempo e farti innamorare di me, magari senza troppe pretese, senza tirare troppo la corda, senza farmi male starci male, ma queste cose sono un rischio!

O diventi la persona più felice al mondo o perdi la testa o ti fai del male.

E inevitabile, è naturale, è così! Ed è qui che ho capito quanto vali per me perché o sto con te o col mio dolore. Non riesco a vedere altre alternative.

Francesco Piscitelli


“e semmai qualcuno mi dovesse chiedere se credo al per sempre, risponderei di si, perché se ben non credo all’amore eterno, credo nelle sensazioni eterne, che rimangono nei pensieri più superflui, che ti inondano la mente, offuscandotela completamente„

"Stay," she said.
"For how long?" he asked.
"Is forever too long?"
she replied.
"Seems too short," he answered.

Quando mi dicono: “che fortunato che sei ad avere trovato l’amore”, io sorrido.

Perché non sanno quanto impegno quotidiano ci sia nello “stare in relazione”.

Sì perché stare in relazione è diverso che stare insieme.

Significa prima di tutto stare in relazione con te stesso ….conoscerti, sapere cosa vuoi e dove vuoi stare e poi scegliere l’altro ogni giorno anche quando sarebbe più facile andarsene.

Quando mi dicono che sono fortunato io sorrido perché forse non sanno le tempeste del cuore che ho dovuto attraversare. Prima di trovare la mia “fortuna” ho dovuto fare i conti con il tradimento, l’abbandono, le umiliazioni. Ho dovuto morire e ri nascere. Ho dovuto imparare cosa volesse dire essere insieme a qualcuno ed esserci con ogni parte di me.

Sorrido perché non sanno che nel mio tema natale la relazione è il mio punto debole. E anche nelle esperienze che mi hanno circondata gli esempi non sono stati così favorevoli. 

Eppure ho scelto …e ripeto scelto…di immergermi nella mia trasformazione e far sì che il mio punto debole potesse diventare il mio punto di forza. Ma questo significa fare i conti ogni giorno con la voglia di scappare, con la mia solitudine che mi fa stare così bene (non a caso mi chiamo Monica), con i demoni dell’attaccamento che per me significa evitarlo più che cercarlo. Significa fare i conti con le mie paure, le mie fragilità. È una scelta, non è fortuna. E questo vale in ogni ambito della nostra vita. Curare quell’aspetto che ci spaventa così tanto significa scegliere di immergerci dentro fino in fondo,  tremando ad ogni passo ma, attraverso quel tremore, scrollarsi via tutto quello che vero non è e ritrovare l’unica cosa che conta: la verità di te stesso oltre le tue convinzioni.


“Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita.
Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire.
Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni.
Il denaro non era niente, il potere non era niente.
Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici.
La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza.
Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza.
Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento.
La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla.
C’erano moltissimi sentimenti, all’apparenza, ma in fondo erano una cosa sola.
Si può dare al sentimento il nome di volontà, o qualsiasi altro. Io lo chiamo amore.
La felicità è amore, nient’altro.
Felice è chi sa amare.
Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita.
Ma amare e desiderare non è la stessa cosa.
L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.”

Hermann Hesse


Esistono intese profonde di amore che coinvolgono l’anima. Basate su un legame di empatia così forte che spesso entrambi, a dispetto della distanza, “sentono” la gioia o la sofferenza dell’altro. Intese che superano l’attrazione fisica. Rarissimi legami di due anime che comunicano tra loro a dispetto della volontà e della ragione.

Anime che si sono cercate e attese a lungo e poi finalmente si sono trovate. Niente e nessuno le potrà dividere, allontanare. Ogni difficoltà, ogni incomprensione è una prova che rafforza queste straordinarie intese. Sono legami di cuore, empatie, coinvolgimenti di anime, nati per sfidare la distanza e il tempo.


Un mio amico oggi, mi ha detto che sono tanta… Allora io gli ho detto: “Ahh!! Ecco, dici che sono tonda, grazie eh…” Lui ha alzato gli occhi al cielo e ha scrollato la testa ridendo. “Ma noo! Che hai capito!! Tu sei tanta roba, sei di spessore, sei impegnativa. Sei una donna che sa cosa dice e cosa vuole sentirsi dire”. L’ho guardato di sottecchi poco convinta: “Giura!” gli ho detto, puntandogli il dito contro il petto. Lui rideva e poi si è spento, così… all’improvviso. Mi ha guardata di nuovo negli occhi, proprio dentro. “Ecco, vedi, anche adesso, anche qui. Tu lo sai cosa intendevo dire, lo hai capito subito, ma hai mosso il vento. Hai fatto finta di fraintendere, di sviare l’ostacolo e ne è uscito un moto scherzoso. Tu sei fatta così, tu sai cosa vali e cosa sei, ma vuoi che gli altri se ne rendano conto, senza che gli venga spiegato. Perché a te spiegare costa.” “Se devo spiegarti come sono fatta, cosa desidero e chi sono, tu non fai per me” gli dico seria, dentro i suoi occhi. “Lo so, ed è questo che a molti uomini fa paura. È più facile restare fuori, passare, prendere e poi salutare. Fa paura conoscere l’essenza di una persona, fare a botte con le sue ombre, con i suoi demoni. Oppure, semplicemente, conoscerne l’intelligenza, la sensibilita”. “È vero. Gli uomini oggi, non vogliono più responsabilizzare un neurone, non vogliono impegno nel capire, nel confrontarsi, nel mettersi in discussione. Si contornano di amiche, meglio se fidanzate o sposate, così non danno noie, si limitano a frequentarti quel tempo che basta a rotolarsi un po’ e poi ognuno per la sua strada. Le donne che sanno quello che vogliono, le donne che credono ancora in qualcosa di vero e di autentico, fanno paura, sono spesse, pericolose. Sono quelle che faticano a farsi comprendere, a farsi sentire, a farsi considerare.” Il mio amico ora guarda le mie mani e le prende fra le sue: “Non cambiare mai, rimani così, tanta come sei…”


“Lei è tante cose, è ricca di sfumature, ed è bello perché, probabilmente, non basta una vita per scoprirle tutte. È come leggere un libro dalle pagine infinite”